L’ importanza del NO nella vita e nelle relazioni
Un No pronunciato con convinzione è migliore di un Si detto solo per compiacere o per evitare guai” – Gandhi
Il No e il Sì, due opportunità di scelta
L’avverbio di negazione No deriva dal latino “non” che a sua volta ha origine dall’arcaico “ne unum” col significato di non uno, neppure uno.
Il No, contrapposto all’avverbio Sì sono i pilastri su cui poggia la nostra capacità di scegliere. In base a se diciamo sì o no la nostra quotidianità e più in grande, la nostra vita, prende strade diverse così come quando, invece di dirlo, lo riceviamo.
Il no è quella parola che oltre a farci scegliere ci aiuta a delimitare il nostro spazio emotivo e a creare una sottile, ma forte, linea di confine che protegge il nostro spazio intimo.
L’abilità di riuscire a dire di no, in alcune circostanze, ci tutela da situazioni che possono essere pericolose e non buone per noi. La negazione no, in alternanza con l’affermazione sì, crea un equilibrio e una maggior sintonizzazione e regolazione con quello che realmente vogliamo. Può accadere, però, che per molte persone non è sempre facile riuscire a dire di no e i motivi sono riconducibili a tante cause,
Come mai alcune volte è così difficile dire di no?
Le richieste dall’esterno sono tante e di diversa natura e capita, non di rado, che le persone vorrebbero rispondere di no e, invece, rispondono con un sì.
Quando ciò accade la persona sente disagio e a tratti anche rabbia perché sta mostrando un aspetto di sé che non corrisponde al proprio vero sentire, come se si stesse rendendo invisibile e quindi non visibile all’altro, come se quel no rappresentasse un problema, un pericolo per la relazione.
Quante volte ci è capitato di chiedere ad una nostra amica o amico o anche a noi stessi: “ma perché non hai detto di no se non volevi fare quella cosa?” e quante volte la risposta è stata “perché mi sembrava brutto”, “perché mi dispiaceva farle/fargli un torto”, “perché se poi si arrabbiava e non voleva più vedermi?”, “perché non riesco a dire di no”, come se il no perdesse il suo valore di scelta libera, di esistenza individuale e acquisisse un valore di rottura, di distanziamento, di forte torto commesso nei riguardi dell’altro, di possibile minaccia di abbandono.
Implicazioni emotive
Quando si incorre in questo tipo di dinamica il sentire emotivo è vasto e diversificato. Si può sentire paura, paura di non piacere più, paura che l’altro si allontani, paura che il rapporto possa cambiare, di non essere accettati; si può provare vergogna, vergogna di essersi esposti, di essersi mostrati; si può sentire rabbia, rabbia verso se stessi per non riuscire a dire di no, di non riuscire a difendere il proprio spazio emotivo, rabbia verso l’altro che con le sue richieste e comportamenti ha generato un conflitto interno e tanto, tanto altro.
Come aiutarsi: Emdr e il lavoro sulle credenze
Sentire di non potersi esprimere liberamente può generare un senso di vulnerabilità e impotenza perché ci si sente costretti a celare una parte di sé, quella che desidera altro.
Le credenze legate alla possibilità di utilizzare la negazione possono essere tante e tutte legate ad eventi di vita accaduti a partire dall’infanzia in cui, si è esperito un vissuto negativo che ha generato un pensiero su se stessi distorto, tipo: se dico di no sono una brutta persona, non sono più amabile, non vado bene, non piaccio più, non mi vogliono più bene e tante altre.
L’approccio Emdr può essere una valida ed efficace risorsa per affrontare, anche, questo tipo di difficoltà. Questo tipo di lavoro terapeutico aiuta a rielaborare e a desensibilizzare quei vissuti che hanno contribuito alla formazione di credenze negative su sé stessi e reintegrando in maniera diversa i vissuti degli eventi passati si può creare un presente e un futuro in cui tutto è più possibile.
Articolo a cura della Dott.ssa Marina Costagliola