Il lutto in età evolutiva
“Anche i dolori sono, dopo lungo tempo, una gioia, per chi ricorda tutto ciò che ha passato e sopportato.”
Omero
La perdita di una persona cara rappresenta un’esperienza dolorosa per ogni essere umano soprattutto quando è un bambino a dover fronteggiare tale evento, in quanto non possiede le risorse e gli strumenti necessari per farlo. In particolare, la perdita di un genitore è l’esperienza più triste che un bambino possa incontrare poiché corrisponde con la perdita di sicurezza ed affetto di cui il piccolo ha ancora bisogno.
Nonostante prima dei due anni la morte è considerata come il “dormire”, come una momentanea assenza, il bambino respira il clima di sofferenza del contesto che lo circonda e gli effetti sul suo benessere possono essere colti in eventuali disturbi del sonno, maggiore reattività o messa in atto di giochi ripetitivi.
Il lutto agli occhi dei bambini
Dai tre ai cinque anni la morte è ancora considerata un evento temporaneo ma il bambino inizia ad elaborare significati più profondi e potrebbe emergere il senso di colpa e la confusione circa la possibilità che la persona possa ritornare. Intorno ai sei anni il piccolo inizia a capire che la morte è un evento irreversibile, percepisce cosa sia la sofferenza. In questa fase è fondamentale permettere al bambino di esprimere quel che prova, rispondere ai suoi dubbi e alle sue domande.
A sette anni il bambino inizia a comprendere il significato della perdita delle funzioni vitali, processo questo che si affina intorno agli otto anni insieme a quello di comprensione dei concetti di universalità e di causalità.
Durante l’adolescenza il ragazzo è ormai in grado di comprendere l’evento morte ma si trova anche a gestire delle tendenze contrapposte: la naturale spinta verso l’esplorazione del mondo e la differenziazione dai genitori, si scontra con la richiesta di maggiori rassicurazioni e un maggior bisogno di dipendenza, conseguenti ad un sentimento di paura e di forte sofferenza.
Come reagiscono i bambini di fronte alla morte?
I bambini, a differenza degli adulti, non esprimono le proprie emozioni in modo continuo e con la stessa intensità: possono mostrare forti crisi di pianto o di rabbia, per poi ritornare ad essere sorridenti e giocare con gli altri. Inoltre possono esprimere il proprio dolore attraverso il comportamento: possono avere problemi di concentrazione, diventare irritabili, giocare con videogiochi violenti, inscenare funerali, disegnare immagini che richiamano alla morte, possono manifestare nuove paure e regressioni a fasi evolutive precedenti.
Le emozioni provate dal bambino, soprattutto in caso di perdita di un genitore, sono le seguenti: paura, colpa, rabbia, vergogna e tristezza, con differenze individuali nella comparsa, nella durata e nell’intensità.
La paura è legata alla perdita di sicurezza e prevedibilità, al punto che il piccolo può pensare che anche l’altro genitore sia in pericolo, diventando più ansioso e controllante; in questa fase è importante che il genitore lo rassicuri rispetto alla propria assenza.
La colpa compare quando il bambino crede che la morte sia stata provocata da qualche sua azione, o quando prova rimpianti rispetto a quello che avrebbe voluto dire o fare al genitore quando era vivo; in questa fase è importante ricordare al bambino quanto fosse amato dalla persona morta e quanto questa sapesse di essere
amata da lui.
La rabbia può manifestarsi attraverso un comportamento aggressivo o turbolento, può essere rabbia rivolta al genitore perso per averlo lasciato solo, o una rabbia legata alla percezione di essere diverso dai propri compagni; nel primo caso il bambino ha bisogno di essere maggiormente accudito, mentre nel secondo caso sarebbe opportuno che recuperi la propria autostima attraverso attività in cui riesce bene e che lo gratificano.
La vergogna compare quando il bambino si percepisce inferiore rispetto ai pari, poiché non ha più la protezione di un genitore e perché la perdita può avere ripercussioni sullo status socio-economico della famiglia; in questa fase è
necessario aiutare il bambino ad acquisire consapevolezza delle risorse dellapropria famiglia.
La tristezza può essere espressa in modo discontinuo in quanto il bambino ha una ridotta capacità a tollerare a lungo un’emozione negativa: ad esempio attraverso la tendenza ad isolarsi, scarsa capacità di concentrazione, inappetenza o eccessivo appetito, scarsi interessi verso il mondo circostante e per il proprio aspetto, difficoltà nel dormire; può esprimersi attraverso un atteggiamento falsamente allegro o con la tendenza a far ridere gli altri. In questa fase è importante che gli adulti di riferimento ricordino al bambino quanto sia normale sentirsi tristi, più
fragili e sensibili.
La sofferenza emotiva può esprimersi anche attraverso delle reazioni somatiche, come cefalea o gastralgia: il bambino può utilizzare il corpo come tramite per esprimere il proprio bisogno di aiuto.
EMDR e lutto in età evolutiva
La perdita di una persona cara rappresenta un trauma che, se non elaborato, può avere conseguenze a lungo termine sulla persona e sulle sue relazioni future.
La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) rappresenta uno strumento molto utile per aiutare il bambino ad elaborare il lutto, costituendosi quindi come fattore di protezione per il piccolo e per la sua crescita. Intervenire quindi già dai primi momenti dopo una perdita importante con il protocollo EMDR potrebbe aiutare il piccolo nel processo di elaborazione e di rafforzamento delle proprie risorse in quanto risulta efficace non solo nell’elaborare i ricordi legati alla morte della persona cara, ma anche nel recuperare quelli positivi così di trovare un modo tutto suo di mantenere la memoria della persona cara.
A cura della dott. ssa Anna Ottobre